Budget del personale: stime e previsioni

Mese: Febbraio 2024

Il budget del personale costituisce un’analisi dettagliata e dinamica dei costi che un’azienda affronterà dall’avvio dell’impresa in poi.

Il budget può essere previsionale o a consuntivo (quando va a coincidere con il costo sostenuto nell’anno) e viene elaborato in varie fasi dell’attività aziendale.

Durante l’avvio è cruciale identificare i fabbisogni di personale necessari per supportare l’offerta di servizi o prodotti proposti.

Allo stesso modo, per un’azienda che decide e ha l’occasione di espandersi, è fondamentale capire a quanto ammonta il budget a disposizione per poter affrontare tale espansione.

Oltre all’analisi e all’incidenza di quelle che sono le retribuzioni previste dal contratto collettivo applicato all’azienda stessa, l’azienda deve far fronte a quello che il mercato propone, perché la selezione e la ricerca del personale si può rivolgere non solo a personale che non è occupato, ma anche a persone che sono già assunte in un’altra azienda, ma stanno pensando di cambiare il loro lavoro.

L’offerta posta deve quindi essere convenente e più alta rispetto a quanto sta già ricevendo il potenziale candidato, da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo.

Consideriamo infatti che un candidato potrebbe decidere di accettare una proposta lavorativa con remunerazione inferiore, ma con un maggiore equilibrio e tempo a disposizione per la sua vita privata.

Il budget preventivato, in tal caso, dovrà subire una variazione in aumento perché garantendo questa flessibilità, l’azienda dovrà tenere in conto la possibilità di dover ricorrere ad un ulteriore candidato per la stessa mansione.

Il budget oltre ad essere stimato in una fase iniziale di startup o di inizio ricerca del personale, dovrà poi essere considerato anche nelle sue evoluzioni e conclusioni, proprio per evidenziare la differenza tra quanto era stato preventivato e quanto è stato effettivamente raggiunto.

Una stima del budget andrà a definire in un primo momento anche quant’è la risorsa di capitale e di liquidità disponibile per affrontare tale inizio di ricerca; spesso l’imprenditore non parte dalla persona ma solo dalle qualità tecniche (hard skills), per poi iniziare a ragionare sul costo che dovrà sostenere per poter usufruire di tale risorsa.

Far andare di pari passo queste due fasi invece diventa un vantaggio.


Il TFR: costo, debito, passività, investimento?

Mese: Febbraio 2024

Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, rappresenta una somma di denaro che il datore di lavoro deve corrispondere al dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro.

In altre parole, è un fondo che si accumula durante l’attività lavorativa di un dipendente e viene erogato a quest’ultimo alla conclusione del rapporto di lavoro per motivi vari.

Il TFR è un argomento spesso sottovalutato dalle attività imprenditoriali, che può essere invece analizzato secondo varie sfaccettature, sia come costo, debito, passività che investimento all’interno dell’evoluzione aziendale.

Il TFR matura ogni anno per mensilità e la sua maturazione dipende dalle varie voci di costo che definiscono la retribuzione del dipendente e in via generale tutte quelle voci che normalmente maturano nel mese; il budget di riferimento può quindi subire modifiche rispetto alle previsioni fatte.

Il trattamento di fine rapporto viene analizzato anche durante le fasi di passaggio generazionale o di cessione degli studi e/o aziende, perché assieme al fondo TFR (ovvero il totale delle somme maturate nei vari anni dal personale) permettono di capire la validità e la solidità dell’azienda stessa: più alto sarà il fondo, più la forza lavoro impiegata potrà vantare anni di esperienza e competenze.

In caso di cessazione è infatti bene ricordare che il codice civile tutela il dipendente, andando stabilire in via generale che il TFR -e le varie passività- passino direttamente dal cedente al cessionario e, di conseguenza, colui che cede si libera del suo debito e delle passività.

Ciò significa che tale cifra deve essere valutata attentamente in una fase di rilevazioni perché il TFR non rappresenta solo un costo, ma un investimento per le conoscenze tecniche che rappresenta indirettamente.


Costo del personale e food cost nel settore della ristorazione

Mese: Febbraio 2024

Il costo del personale è un elemento cruciale nella redditività di un’attività economica, che deve essere tenuto da conto nella gestione dell’azienda.
Nello specifico viene rappresentato dalla retribuzione che il personale percepisce, a cui viene sommata la contribuzione a carico dell’azienda, variabile a seconda dei settori e del tipo di contratto di lavoro posto in essere.

Il costo del personale è fondamentale al momento in ricerca del personale.
Può essere analizzato non solo come una semplice voce di costo all’interno di un bilancio, ma anche come un’indicazione da rapportare assieme alla produttività del personale stesso.
Consideriamo l’ambito della ristorazione, è interessante e fondamentale per l’imprenditore capire il rapporto tra costo del dipendente e la produttività che ne deriva; ad esempio il lavoro di un cuoco rispetto al numero dei piatti che vengono serviti o al numero di nuovi menù elaborati; oppure capire il rapporto tra il costo del cameriere e il numero dei piatti proposti e la qualità dell’esperienza vissuta dai clienti.

Assieme al food cost, l’analisi del costo delle materie prime rispetto all’elaborazione del piatto stesso rappresenta la seconda bussola che deve essere considerata dall’imprenditore durante la sua navigazione verso l’obiettivo della stabilità economica dell’attività e del suo sogno.

Personale e materie prime dovrebbero essere analizzate non solo durante la progettazione del business plan, ma nel corso della stagione e dell’attività economica, riuscendo a confrontare quelle che erano le condizioni iniziali del progetto e quelle che sono state le sue evoluzioni.


Il ruolo del consulente nell'impresa

Mese: Febbraio 2024

Il ruolo del consulente del lavoro rischia di essere marginale all’interno delle aziende.
Alcuni anni fa abbiamo eseguito delle interviste anonime all’interno di un gruppo di lavoro, chiedendo quali fossero le percezioni di imprenditori e titolari di studi professionali in relazione al ruolo e il grado di affidamento del loro consulente all’interno della gestione aziendale.

 

L’80% degli intervistati non sapeva bene quale fosse il ruolo del consulente del lavoro o del commercialista all’interno della loro azienda o chi facesse cosa.

Raramente imprenditori e/o professionisti includono il proprio consulente nelle scelte strategiche dell’attività; ma tale professionista può invece rivelarsi una figura con cui confrontarsi e con cui studiare l’evoluzione della propria azienda, sia da un punto di vista fiscale che dell’amministrazione del personale.

L’imprenditore è colui che ha il progetto, che ha l’inventiva e che deve prendere l’ultima decisione in merito all’andamento della sua azienda mentre il consulente deve considerarsi un socio occulto al 49% della sua attività, proprio perché deve traghettarlo verso il suo sogno e sentirsi parte del raggiungimento dello stesso.